Giacomo, 52 anni ci scrive dopo aver scoperto nell’ambito di controlli di routine di avere una iperomocisteinemia e chiede se questo riscontro possa aumentare il suo rischio cardiovascolare.
Risponde il dottor Sebastiano Bianca.
L’omocisteina è un derivato della demetilazione della metionina, aminoacido essenziale che deve essere introdotto con l’alimentazione. Numerosi studi hanno dimostrato come l’iperomocisteinemia sia considerata un importante fattore di rischio per malattie tromboemboliche e cardiovascolari (trombosi, vasculopatie periferiche, infarto, ictus) attraverso un aumento dell’aterosclerosi mediata dal danno endoteliale.
I fattori in grado di provocare un’iperomocisteinemia sono molteplici e tra questi:
- carenza di vitamine B,
- carenze enzimatiche su base genetica,
- farmaci (farmaci ad azione sulla mucosa gastrica, contraccettivi orali, antiepilettici),
- età,
- stili di vita (es. fumo, stress, alimentazione povera di frutta e verdura), etc..
Tra le cause genetiche la presenza della mutazione MTHFR C677T, polimorfismo comune con una frequenza di eterozigoti e di omozigoti elevata in Italia, risulta responsabile della termolabilità dell’enzima e della sua minore attività a cui può far seguito un aumento dei livelli di omocisteina.
Per quanto riguarda la terapia, in particolar modo si è visto come la supplementazione con metiltetraidrofolato risulti particolarmente efficace per il controllo dell’iperomocisteinemia e se tale supplementazione è utilizzata in prevenzione primaria risulti efficace nella prevenzione del danno endoteliale.
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