La sindrome di Brown-Vialetto-Van Laere, denominata anche RTD dall’inglese “RiboflavinTransporterDeficiency” (deficit del trasportatore di riboflavina), descritta per la prima volta tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, è una malattia genetica neurodegenerativa rara.

È inquadrabile nel gruppo delle cosiddette malattie del motoneurone, un gruppo di patologie neurologiche che colpiscono prevalentemente i motoneuroni, cioè i neuroni del sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale) che controllano l’attività della muscolatura volontaria come la parola, il cammino, la deglutizione, il respiro e i movimenti generali del corpo. La prevalenza è inferiore ad un caso su un milione di individui e si conoscono poco più di 250 casi al mondo.

Segni clinici

L’esordio, che varia dal periodo neonatale all’adolescenza, si presenta con paralisi bulbare e debolezza muscolare spesso precedute da sordità neurosensoriale. La paralisi bulbare si manifesta con debolezza facciale, ptosi e riduzione dei movimenti oculari orizzontali, disfagia e linguaggio farfugliato. Possono comparire sintomi da compromissione dei motoneuroni degli arti.

Possono essere presenti disturbi della deambulazione. In alcuni casi si associa la retinite pigmentosa. Sono state segnalate disfunzioni del sistema nervoso autonomo (nel 7% dei casi a esordio tardivo), tremore (8%) ed epilessia (4%).
La progressione è molto variabile. La malattia diventa generalizzata provocando ipotonia, amiotrofia e paralisi progressiva; l’insufficienza respiratoria è generalmente la causa del decesso.

Aspetti genetici

La sindrome di Brown Vialetto è causata dalle mutazioni di due geni (SLC52A2 e SLC52A3) coinvolti nella produzione delle proteine che trasportano la vitamina B2 (o riboflavina). La modalità di trasmissione è autosomica recessiva. Esiste inoltre un terzo gene, SLC52A1, che sarebbe responsabile di una forma ancora più rara a verosimile trasmissione autosomica dominante.

Terapia

La terapia, che si basa sulla somministrazione di alte dosi di riboflavina, ha prodotto significativi miglioramenti clinici in alcuni pazienti già dopo pochi giorni. In altri casi le condizioni sono nettamente migliorate nell’arco di diversi mesi. Non tutti i pazienti però mostrano benefici e quelli che migliorano manifestano ancora alcuni sintomi fortemente invalidanti.
Studi recenti su cellule in vitro hanno mostrato che i motoneuroni incapaci di assorbire la vitamina B2 vanno incontro a una specifica alterazione che ne impedisce il normale funzionamento ed esprimono un forte stress ossidativo.

È stato pertanto ipotizzato che aggiungendo alla terapia sostitutiva con riboflavina un antiossidante, nello specifico il farmaco EPI-473, la risposta terapeutica sia migliore rispetto a quella con la sola riboflavina. Queste evidenze sperimentali, validate da studi clinici, potranno offrire nuovi spunti terapeutici per i pazienti affetti da RTD.
Per ulteriori approfondimenti puoi contattare i genetisti di Bgenetica o, qualora dovessi rientrare in una delle condizioni prima illustrate, valutare la possibilità di eseguire una consulenza genetica.

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